domenica 15 luglio 2012

Riflessioni

Stasera ho deciso di buttar giù una serie di riflessioni (con un'unica conclusione) che ho fatto di getto oggi pomeriggio dopo una giornata in servizio con la squadra della Protezione Civile della Lessinia-Valpantena. Non sono ancora effettiva, ma mi sto impegnando in attività di "affiancamento" per imparare e capire cosa facciamo come volontari e fino a dove abbiamo la responsabilità degli interventi. Il servizio di oggi era semplice, un aiuto a gestire l'afflusso di auto e i parcheggi ad una commemorazione degli Alpini, al monumento di Passo Fittanze. Eppure non è stato così semplice come si può pensare. Indirizzare le persone che arrivavano in auto verso i parcheggi che, d'accordo con gli organizzatori, avevamo già razionalmente suddiviso, è stato difficile, complice il fatto che la nostra divisa di volontari NON CI DA alcuna autorità. Qui è utile una precisazione: spesso il fatto di avere una divisa viene male interpretato o sopravvalutato dal cittadino.E' un pensiero comune che un volontario della P.C. abbia un'autorità che gli permette di dare ordini o impedire azioni ad altri. Niente di più sbagliato. Il volontario della P.C. è un volontario, e come dice la parola stessa, presta aiuto alle persone nei casi di urgenza o di calamità, affiancando le forze dell'ordine. Non guadagna, nessuno gli regala niente. Lo fa, nel suo tempo libero o utilizzando le sue ferie. Detto questo, torno alle mie riflessioni: la difficoltà del servizio di oggi era principalmente dovuta al fatto che, a prescindere dalla divisa che può dare un senso di autorità o meno, molti autisti non seguivano le nostre indicazioni (sottolineo il fatto che questo servizio era per LORO), ma adducendo scuse a volte risibili, cercavano comunque di fare un pò come gli pareva. Il che significa, parcheggiare all'entrata del parcheggio stesso, oppure sulla strada, già di suo trafficata, in un posto dove di solito il traffico maggiore che c'è è quello delle mucche al pascolo. C'è da dire che invece la maggior parte ci ha dato ascolto, ben sapendo che tutto questo era nel loro interesse. Nel ritorno alla sede, dopo la festa, parlando con i colleghi volontari (gente che lo è da almeno una decina d'anni), abbiamo realizzato che il popolo italiano ha questa caratteristica: la pigrizia. Il voler a tutti i costi, pur con scuse banali, ottenere la migliore posizione o situazione, col minor sforzo possibile ed A SCAPITO DEGLI ALTRI. Perché? Non so rispondere, ma è nel DNA dell'italiano far così. Se lavora in una grande azienda o in una struttura statale dove i controlli sono minimi, non si capisce perché, ma deve riuscire a portarsi a casa quanto più materiale possibile. Se incappa in una promozione dove viene regalato qualcosa, ne prende a piene mani,  manco fosse l'ultima cosa prima della fine del mondo! Se ha la possibilità di approfittare di qualcuno o qualcosa, lo fa senza alcun scrupolo. Mi è stato raccontato che le tende, il materiale elettrico, le lampade, tavoli, sedie, brandine, lenzuola, coperte ecc. che sono stati usati per i terremotati de L'Aquila, subito dopo lo sgombero sono spariti. Quel materiale era da utilizzare per eventuali nuove emergenze, ed è dello Stato, cioè dell'insieme dei cittadini. Che senso ha rubarlo? Queste riflessioni mi hanno fatto arrivare ad una sola conclusione: è fondamentale ricordarci che niente ci è dovuto, e che ciò che sottraiamo agli altri in realtà lo sottraiamo a noi stessi. Niente ci appartiene. Niente. Il mondo di cui crediamo essere i padroni non ha risorse infinite e gli esseri umani sono qui solo per prendersene cura. Lo stesso vale per la società. La società siamo noi, e se rubiamo, ci comportiamo male o facciamo gli indifferenti, non lo facciamo verso gli altri ma verso noi stessi. Quindi invece di lamentarci dei politici, degli imprenditori ricchi ecc., cerchiamo di comportarci NOI onestamente, per dar l'esempio. Altrimenti non possiamo pretendere anche dai nostri leaders lo stesso comportamento. Parte tutto da noi. A voi studio.