lunedì 1 ottobre 2018

Sudafrica 2017: considerazioni personali

Prima di continuare con il racconto del viaggio tratto dai miei appunti, vorrei parlare delle mie emozioni e sensazioni di quei giorni.
Parto col descrivere il clima famigliare in partenza da casa: da una parte la gioia di tornare in un paese che amiamo, di rivedere mio fratello e la sua compagna, poi l'eccitazione di conoscere una parte del Sudafrica non ancora visitato, ma anche la paura e l'ansia per le condizioni di salute di mia madre che da poco si era ristabilita dopo la frattura di una vertebra e che era ancora a rischio.
Io personalmente poi stavo affrontando un momento duro economicamente e da una settimana combattevo contro un'influenza invernale con febbre.
Comunque, il viaggio in aereo non fu poi così male e sentire il sole che scalda la pelle e il profumo dell'oceano all'arrivo, sapendo che in Italia c'era un freddo terribile, beh, immaginatelo!
Le prime impressioni a Cape dopo più di 2 anni sono state di sorpresa: ho visto il traffico aumentato, la percentuale di auto vecchie invece diminuita drasticamente...come in Europa la maggior parte delle auto nuove era di tipo Suv. Inoltre nuove costruzioni, alcuni negozi che avevo adorato la volta precedente chiusi, altri di cineserie aperti e molto frequentati.
Ricordo ancora una bellissima sensazione quando prendemmo il volo per Port Elizabeth: l'aereo era della British Airways e mi ricordò il mio primo viaggio all'estero, quando nel 1989 andai a Londra con la stessa compagnia. Una dolce nostalgia.
Da Port Elizabeth iniziava la nostra visita alla Wild Coast, con la Duster a noleggio carica più di cibo che di vestiti!
Il paesaggio non cambiava poi tanto da Cape, ma una volta usciti dalla città era bellissimo scoprire queste immense colline verdi puntellate di "huts", a volte con mucche o pecore e capre, qualche gallina, occasionalmente anche dei pick-up parcheggiati vicino e antenne paraboliche sul tetto. Sono i villaggi, che data l'abbondanza di terra sono "larghi".
Nelle nostre visite ai villaggi dove nacque Nelson Mandela e dove visse ed è sepolto, abbiamo attraversato posti incredibili e selvaggi, percorrendo strade che chiamarle sterrate è offensivo, ed una delle situazioni più ricorrenti erano i gruppi di bambini che ci rincorrevano urlando "sweeeetes" (dolciiiiii), aspettandosi un lancio di caramelle e dolcetti. Questa abitudine però è deleteria, infatti se si concede loro qualcosa, vengono richiamati anche altri gruppi di bambini e non è comunque salutare per loro.
Per quanto riguarda il clima, ci aspettavamo il caldo umido e gli attacchi di insetti di cui mio fratello aveva sentito parlare, ma al contrario fu fresco, prevalentemente piovoso e con vento.
L'inizio del viaggio per me fu difficile per il residuo di influenza. Ad East London, il nostro primo alloggio, mi tornò la febbre e la pioggia non aiutò, sentivo freddo.
Poi però i km da percorrere erano tanti, le ore da passare in auto pure, quindi tra chiacchere, canzoni e sonnellini, osservando il paesaggio ci tenevamo su a vicenda.
Mamma era sempre preoccupata per la sua schiena, perciò io e mio fratello dovevamo lavorare insieme per calmarla.
L'avventura per trovare lo Swell Eco Lodge fu da film, ma arrivati là tutti tirammo un sospiro di sollievo! Questa vale un approfondimento: visto che la visita ai luoghi di Mandela ci aveva - giustamente - assorbito molto tempo, arrivammo nei pressi del Lodge la sera tardi, con il buio; si trova nei pressi di un villaggio che noi, con l'aiuto di Google Maps, abbiamo attraversato più volte nel tentativo di trovare il bivio giusto, tutto su strade sterrate. A quell'ora c'erano gli abitanti fuori dalle case a chiacchierare ed i bimbi scorrazzavano in mezzo alle strade giocando ed urlando; ricordo il buio pesto, rispetto alle cittadine con illuminazione stradale, la pioggerellina incessante. In due occasioni ci trovammo a strapiombo sull'oceano, alla fine della strada. Poi, dopo qualche minuto al telefono con il titolare del Lodge, individuammo il bivio giusto...probabilmente abbiamo girato nel centro di quel villaggio per una buona mezz'ora! Appena arrivati all'alloggio eravamo talmente stanchi da riuscire a malapena a buttar giù un boccone ed infilarci a letto.
Nel complesso, fino al successivo villaggio turistico, il paesaggio ed il clima erano simili. La cosa che più mi ha colpito è stato l'accostamento di due situazioni contrapposte: da una parte, la natura ancora molto selvaggia o comunque poco gestita dall'uomo, bella ed esplosiva nei colori e negli odori; dall'altra, la misura dei rifiuti ai bordi delle strade - anche sterrate - e nei letti dei torrenti o sui sentieri in mezzo alla vegetazione. Mio fratello spiegava che ciò è dovuto a due principali motivi: la mancanza di organizzazione municipale della raccolta dei rifiuti e quella della promozione di educazione civile agli abitanti. Insomma, pochi sanno che i rifiuti non si "sciolgono" nell'ambiente senza conseguenze...
Ora chiudo con una doverosa informazione: i villaggi turistici nei quali abbiamo alloggiato (ed in generale tutti gli altri) sulla Wild Coast sono stati costruiti dopo accordi e con il benestare dei capivillaggio delle zone, che hanno in mano la gestione del territorio (data dal Governo). Hanno un impatto ambientale minimo e danno beneficio e lavoro agli abitanti della zona, che si occupano delle pulizie, della security, del cibo, guide ecc. Al Lodge per esempio abbiamo mangiato ogni giorno il pane fatto dalle donne del villaggio.
Per quanto riguarda Umgazi River Bungalows, la storia è ancora più interessante, ne parlerò in un altro post.
Perciò a voi la linea!

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